Tecnica Raku

COS’E’ IL RAKU   un po’ di storia:

la tecnica raku o il raku è una tecnica di cottura della ceramica giapponese, nata in sintonia con lo spirito zen, in grado di esaltare l’armonia delle piccole cose e la bellezza nella semplicità e naturalezza delle forme. Il Raku è un’arte al servizio di un’altra arte, la cerimonia del tè: un rito, realizzato con oggetti poveri, incentrato sulla tazza che gli ospiti si scambiavano. Le sue dimensioni erano tali da poter essere contenuta nel palmo della mano.

L’invenzione della tecnica raku è attribuita a un artigiano coreano addetto alla produzione di tegole dell’epoca Momoyama (XVI secolo d.C.), Chojiro, che la sviluppò per facilitare la fabbricazione delle ciotole per la cerimonia del tè (e il suo mecenate fu Sen no Rikyū, era un maestro di questa cerimonia). Il termine giapponese raku significa “comodo, rilassato, piacevole, gioia di vivere”, e deriva dal sobborgo di Kyōto nel quale era estratta l’argilla nel sedicesimo secolo. Da quel momento divenne anche il cognome e il sigillo della stirpe di ceramisti discendente da Chojiro, tuttora attiva in Giappone.

Alcuni dei miei vasi con Ikebana realizzati da Nicoletta Barbieri

In occidente la ceramica Raku è rimasta sconosciuta fino al 1936 anno di pubblicazione del Potter’s book scritto da Bernard Leach scultore ceramista anglo-indiano. Dopo qualche anno molti artisti americani iniziarono la sperimentazione di questa tecnica unendola con la propria cultura ceramica.

Il risultato di queste fusioni è una cosa nuova piena di effetti cromatici e craquelé, dovuti ad una riduzione/affumicatura dopo l’estrazione dal forno in elementi organici (Raku Americano). 

Come si fa il raku?

La tecnica raku mi ha appassionato fin da subito per i risultati inaspettati che si ottengono, e perché ogni è unico ed irripetibile.

L’argilla da raku a differenza delle altre è refrattaria ciò vuol dire che può subire schock termici senza rompersi.

La procedura per realizzare un oggetto in ceramica raku è la seguente:

      • si lascia riposare l’oggetto fino all’essiccatura,

      • si procede con la prima cottura o biscotto a 980°C in forno elettrico 

      • si smalta l’oggetto e si rimette in forno a gas fino a raggiungere 930°C

      • raggiunta la temperatura si apre il forno quando i pezzi sono ancora incandescenti,

      • si estraggono con delle pinze e si adagiano dentro un contenitore, che contiene foglie secche, o segatura oppure carta

      • il materiale all’interno del bidone, a contatto con l’oggetto incandescente, prende fuoco e da inizio al processo di affumicatura

      • si chiude il bidone e si aspetta che le fiamme si spengano provocando fumo

      • si riapre il bidone e si trasferiscono gli oggetti in acqua per raffreddarli

Il raku classico si contraddistingue per la sua sobrietà e uso di smalti alternati alle parti nere affumicate. Ogni oggetto può avere lo stesso motivo decorativo e forma simile, ma non potrà mai essere uguale perché è fatto a mano, e nel raku il craquelé è sempre diverso. Ma cos’è il craquelé?  E’ quell’effetto un pó crepato, anticato, fatto di venature e puntini, tipico del Raku, ed è proprio il bello di questa tecnica di cottura antichissima scoperta in Giappone. Se vuoi vedere come avviene la cottura della ceramica raku, procedimento molto complesso e delicato, ma che rende ogni pezzo unico e irripetibile, clicca sul video qua sotto.